Durante la mia esperienza personale nel movement training e nel movimento naturale ci sono sempre stati elementi di piacere, di gioco e di allegria. A volte attraverso il flow e l’improvvisazione, a volte attraverso l’interazione fisica e il roughhousing, altre ancora attraverso scambi di battute e scherzi. Benché spesso sottovalutato, il gioco è una componente fondamentale dell’allenamento fisico.
Giocare, grazie alla sua apparente inutilità, alla sua mancanza di serietà, al suo eccesso di sforzo, al suo spreco, alla sua distruzione della ripetizione meccanica, ci permette di sfare e disfare il mondo. Al cuore dell’istinto al gioco vi è l’abilità di “essere qualsiasi cosa”. In effetti, senza il gioco non vi è piacere, ma solo il passaggio di informazioni. È quindi importante che vi sia un elemento di gioco anche nella pratica fisica. Questo elemento ci permette di conoscere e sperimentare il mondo in maniera più profonda e complessa. Attraverso il gioco facciamo nostri gli esercizi, usciamo dalla catena di montaggio ed entriamo nel campo dell’arte e dell’artigianato.
In senso generale, non bisognerebbe mai diventare “vittime” degli esercizi, ma piuttosto affrontarli giocosamente. Questo non solo per rendere la pratica più vitale, terapeutica e liberatrice, ma anche per dare più senso agli esercizi che eseguiamo, per arrivare a padroneggiarli meglio e per caratterizzarli con il nostro stile personale. Insomma, non sono gli esercizi a fare il mio corpo, ma sono io nella mia interezza a fare gli esercizi.
Naturalmente, bisogna non esagerare. Un regime di allenamento fisico non può basarsi solo sul gioco, e tantomeno sull’approssimazione. Molti esercizi, se eseguiti in maniera scorretta, possono danneggiare il corpo e le articolazioni, ragion per cui il focus primario in questi casi deve essere posto sull’ottenere la sufficiente tecnica e condizione fisica necessarie per eseguirli in sicurezza. Tuttavia, l’esplorazione giocosa, consapevole e controllata, permette di impadronirsi al meglio delle tecniche e di adattarle a noi stessi. Questa è una delle grandi forze del movement training e del movimento naturale, l’affermazione del gioco, della trasformazione e della adattabilità.
Dovremmo sospettare di tutti quegli allenamenti che annullano la giocosità, che cercano di catturare il corpo e di controllare troppo rigidamente il suo significato e il suo valore. Il corpo non può essere trattato come una fotografia, essere tagliato e modificato nel tempo e nello spazio senza ritegno. Qualsiasi progetto di questo tipo è destinato al fallimento, anche il corpo più allenato imploderà costretto in queste restrizioni.
Il movement training lavora sul resistere alla passività e sul formare un corpo che sia espressivo, in una maniera diversa dal corpo standardizzato e malleabile inventato dall’industria. Quello industriale è un corpo meccanico e astratto, che non corrisponde alla realtà della natura. In natura non esiste un corpo, ma una moltitudine di corpi, ognuno con le sue specificità e le sue particolarità. Anche in questo senso questo tipo di allenamento si può definire “naturale”, in quanto si adatta alla conformazione del singolo individuo, piuttosto che obbligare il corpo dell’individuo a conformarsi ad uno standard astratto e innaturale.
Il corpo è pieno di significati, è culturalmente giocoso, giocosamente resistente e traspira valore. Di questo non dovremmo mai dimenticarcene nell’allenamento e anche, e forse soprattutto, nella vita.